Mindful eating e società moderna: compatibili o irrealizzabili?
Ce lo diceva già Platone:
“Non dovresti curare gli occhi senza curare la testa o la testa senza curare il corpo. Così anche non dovresti curare il corpo senza curare l’anima. Questo è il motivo per cui la cura di molte malattie è sconosciuta ai medici, perché sono ignoranti nei confronti del Tutto che anch’esso dovrebbe essere studiato, dal momento che una parte specifica del corpo non potrà star bene a meno che non stia bene il Tutto”.
Oggi giorno e sempre più, persone di ogni età, dai bambini agli anziani, passando per giovani e adulti, hanno un difficile rapporto con il cibo. Le sfide legate all’alimentazione si moltiplicano, tra la lotta per abbracciare una dieta sana, l’assunzione dei giusti nutrienti, il rifiuto del “cibo spazzatura” e il rispetto degli orari dei pasti.
Bisogna considerare poi, tutti coloro che soffrono di patologie specifiche legate a malattie infiammatorie, croniche, metaboliche o allergie e che necessitano, quindi, di particolari programmi alimentari. È una danza intricata tra nutrire il corpo e coccolare l’anima attraverso il cibo, un’arte che richiede
consapevolezza e una visione integrale della persona.
La pandemia del 2020, un turbamento globale, ha agito da catalizzatore, aumentando esponenzialmente i numeri legati ai casi di obesità e con essa tutta una serie di patologie correlate. La “fame nervosa” e quella “emotiva” si sono intrecciate, spinte dalla reclusione e dall’isolamento, che ci ha spinto a comportamenti quali mangiare davanti la tv, mangiare utilizzando in una mano la forchetta e nell’altra il cellulare, sgranocchiare di frequente davanti ai videogiochi, mangiare direttamente da sacchetti patatine e biscotti, mangiare anche solo per noia.
Questo è solo un frammento del panorama vasto e complesso che circonda l’intersezione tra alimentazione, nutrizione e benessere. Emerge un faro di speranza dall’antica pratica della Mindfulness, i cui benefici sono evidenziati da decenni di ricerche scientifiche, e di cui l’MB-EAT è lo strumento di eccellenza rispetto al cibo e al mondo dell’alimentazione.
Ma in questo mondo in evoluzione, le sfide alimentari sono diventate ancora più intricate, richiedendo una visione integrata. La psicosomatica si mescola alla PNEI (Psiconeuroendocrinoimmunologia) e alla Medicina Integrata, grazie a studi che mettono in risalto quanto influiscono le emozioni, le sensazioni e i ricordi nel nostro modo di mangiare.
Ad esempio Nancy Kanwisher (2022) ha indagato come la vista del cibo attivi selettivamente i neuroni all’interno del flusso ventrale; Fletcher & Kenny (2018) hanno sviluppato l’ipotesi che la facile accessibilità e il sovraconsumo di cibi possa favorire l’attivazione dei medesimi processi cerebrali sottostanti; Gordon Murray Shepherd ha coniato il termine “neurogastronomia” e ha condotto gli studi che evidenziano il legame strettissimo tra alimentazione, genetica ed emozioni.
Non sono solo “i geni” a condizionare la nostra salute, ma anche una serie di altri fattori che influiscono sul nostro benessere, considerati eventi stressori, capaci di fungere da silenziatori o attivatori. L’alimentazione non è solo carburante per il corpo, ma nutrimento per la mente e l’anima. Ed è qui che entra in gioco l’approccio integrato tra Mindfulness, PNEI, Psicosomatica e Medicina Integrata. Test, questionari, meditazioni ed esercizi sono strumenti da utilizzare insieme, per poter applicare il protocollo MB-EAT a contesti clinici specifici e di prevenzione.
“Fa che il cibo sia la tua medicina” Ippocrate.
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